Hanno pure ribadito… Ecco la nuova regola dei 70 minuti! La barca rossonera

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Leggo di lamenti che arrivano da autorevoli giornalisti napoletani sulla designazione di Daniele Orsato per la sfida del San Paolo. Dice che fa parte del loro pregresso di episodi negativi.

O forse temono che il mondo arbitrale abbia colto l’educata osservazione di merito di Paolo Maldini, secondo cui in una lotta scudetto così serrata le partite delle prime devono essere guidate da arbitri esperti.

Allora gli hanno dato ragione…Dimenticando, forse, probabilmente, quasi sicuramente, che Orsato non guarda in faccia nessuno, e se ne fa giustamente un vanto, e che lo score dei rossoneri nelle partite arbitrate dal fischietto vicentino di Schio è tra il disastroso e il terribile.

Ma poi, scusate, dopo lo 0-1 a San Siro di un anno fa con il clamoroso rigore non dato per il fallo rivisto anche al Var di Bakayoko su Theo Hernandez e dopo lo 0-1 di dicembre scorso con l’astrusa invenzione del fuorigioco geografico di Giroud immaginato a sua volta rivedendo il Var, c’è davvero ancora chi si lamenta? Ma davvero fate?

Il Milan del derby di coppa Italia è lo stesso Milan che si era rimesso pancia a terra in gioco nello scorso autunno, quando, dopo le provocazioni di Cakir contro l’Atletico a San Siro, era andato a vincere a Bergamo.

Non lo ha vinto il Milan il derby di coppa Italia, ma lo avrebbe ampiamente meritato essendo stata l’unica delle due squadre ad aver tirato in porta, esattamente come era accaduto a fine gennaio in campionato contro la Juventus.

Ma in questi due casi non è scattato il dominiometro sui media, il conteggio dei minuti di dominio. Cosa che, notoriamente, si fa, solo per la nuova regola del gioco del calcio: i 70 minuti di dominio degli altri, di fronte ai quali tutti hanno l’obbligo politicamente corretto di togliersi il cappello.

Ma visto che in coppa Italia è venuto fuori uno 0-0 e un risultato finale non è mai un complotto ma una sintesi, bisogna rimettersi pancia a terra. Ragazzi cari, a Napoli bisogna battersi e ripartire, gestire e soffrire, osare e avere coraggio.

Non penso minimamente alla lotta scudetto, penso al fatto che ci sono 5 squadre in corsa per 4 posti Champions League e che ogni punto conta. 

“La barca si è stabilizzata”, ha giustamente osservato Giorgio Furlani, cda pesante dell’alta dirigenza rossonera, all’evento organizzato dal Financial Times.

Il dirigente grande tifoso rossonero ha sviluppato dopo due anni di lavoro della proprietà rossonera, facendo un primo bilancio parziale rispetto alla situazione ereditata, le dichiarazioni rilasciate nell’ottobre 2019 da Ivan Gazidis, una posizione rispetto alla quale Furlani ha tenuto orgogliosamente e cronisticamente il punto.

Il rispetto dei conti, dell’equilibrio, del denaro e dei risultati sportivi ricordato in seno al Business of Football Summit è sotto gli occhi di tutti da parte del Milan, nonostante le ronde occhiute e codine che ogni tanto scattano in nome di un malinteso e pretestuoso Fair play.

Ma evidentemente non basta. Perchè siamo ancora in un calcio europeo in cui la maestra ti chiede di mettere le mani sul banco, dimenticandosi di essere maestra. Esattamente, maestra di visione e di riforme.

Proprio quelle che mancano e che costringono i club a indebitarsi. Guardate che è tutto molto kafkiano.

In pratica, io sono costretto a indebitarmi perchè tu non metti ordine nel mondo delle valorizzazioni dei giocatori, dei parametri zero selvaggi, delle commissioni, degli ingaggi e del mercato degli azionisti di maggioranza del calcio europeo e proprio tu mi contesti i debiti che faccio a causa tua…

Tu che mi costringi a svenarmi per inseguire quelle decine di milioni, poche rispetto ai debiti annuali e dovuti ad un mercato da leggi della giungla non regolamentato da chi dovrebbe, che fai cadere dall’alto per chi si qualifica alla Champions League. E’ tutto assolutamente meraviglioso.