“Io tra i migliori cinque. Champions? Voglio il Milan”

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Sempre molto presente, innevitabile affrontare l’argomento Milan. C’è sempre il Milan nei pensieri di Hakan Calhanoglu. Nella lunga intervista, rilasciata a La Gazzetta dello Sport, il turco è tornato a parlare dei rossoneri e del suo rapporto con i tifosi.

“Mettiamola così per metà della città sono un idolo e per metà un nemico. Metà mi ama e metà mi odia. In una stessa giornata mi è capitato di sentire per strada insulti milanisti e cori interisti.

È qualcosa che ha a che fare col calcio: non sarò né il primo né l’ultimo a vivere una situazione così. Ma ormai non ci faccio più caso: il passato è passato. Ho un carattere duro che mi aiuta ad andare oltre.

Diciamo che, se penso di avere ragione, mi difendo sempre, senza paura. E alla fine di tutto mi basta semplicemente l’amore del popolo interista”.

Un derby nei quarti Champions le piacerebbe? “Molto, sarebbe storia!”.

Calhanoglu sarebbe chiaramente pronto a riabbracciare Kessie, del quale si parla tanto in ottica Inter – È un amico e un grande giocatore: qui i campioni sono sempre bene accetti… Parliamo tanto, è vero. Lui sa di giocare per una grande squadra, ma sa anche che l’Inter non sarebbe meno”.


Calhanoglu si sente forte, tanto forte. Uno dei migliori centrocampisti al mondo: Quando si citano i migliori centrocampisti d’Europa, si parla dei Modric e dei De Bruyne, dei Casemiro e dei Pedri, ma mai di lei: è giusto così o si sente sottovalutato?

“Sì, mi sento sottovalutato. Non sono lontano dai nomi che ha citato, ho tutto per avvicinarmi a loro: per come sono cresciuto mi vedo tra i primi 5 d’Europa nel mio ruolo, lo dico con umiltà ma con consapevolezza. A volte, alcuni giocatori, che giocano per esempio in Premier, in questo momento possono avere più visibilità…“.

Calhanoglu dopo l’addio al Milan è riuscito a conquistare i suoi nuovi tifosi. Ora è un idolo della Curva Nord – “All’inizio i tifosi avevano dubbi, come è normale che sia: sostituire un gran giocatore come Eriksen vedendo dal Milan non era facile.

Ma io ero sicuro che, cominciando a giocare, sarebbe cambiata la musica e mi avrebbero apprezzato. L’amore è stato spontaneo, senza bisogno di gesti teatrali: è cresciuto pian piano senza una vera scintilla“.